giovedì 1 ottobre 2015

Una vera amica.

Era il primo giorno di scuola per Thomas. O meglio, il primo nella nuova scuola... lui e la sua famiglia si erano trasferiti da poco lì per questioni lavorative. Avrebbero vissuto meglio, questo è vero, però Thomas ormai aveva consolidato forti rapporti con i suoi coetanei nella città dov'era prima, e nella nuova si sentiva solo... magari era solo l'inizio ad essere duro, ma chi poteva dirlo? E poi si sa, i bambini di otto anni sono facilmente condizionabili da questi cambiamenti improvvisi di vita. In ogni caso, per lui quello era il primo giorno nella nuova scuola, dove lo attendevano nuovi compagni di classe e, sperava, nuovi amici. Aveva paura di non trovarsi bene con il nuovo gruppo classe, e poi lui era timido con i bambini che non conosceva ancora. Sperava che il primo passo l'avessero fatto loro, come in effetti sarebbe dovuto essere, era giusto così. Quando arriva qualche persona nuova e tu ti trovi in un gruppo, il primo passo, se sei interessato, lo fai tu. Però stiamo parlando di bambini, e quindi questa regola valeva ben poco nella situazione di Thomas.
Si trovava in auto con la mamma, con la quale la sera prima aveva preparato lo zainetto. Essa, notando il viso turbato di suo figlio, stava tentando di tranquillizzarlo, mentre stava parcheggiando l'auto di fronte la scuola.
Salutata la mamma e sceso dall'auto, Thomas si stava dirigendo verso l'entrata principale. Ma nel tragitto, la voce di una bimba lo aveva colto di sorpresa: stava parlando con lui! Si era girato ed aveva notato questa bambina, probabilmente sua coetanea, che gli stava parlando. Gli aveva chiesto come si chiamasse, da dove venisse, e perché non l'aveva mai visto prima da quelle parti. Thomas dopo essersi presentato, le stava spiegando che si era trasferito lì da poco. Poi, però, si erano dovuti salutare, perché stavano per iniziare le lezioni.
Thomas era entrato in classe, ma aveva scoperto che la bambina non c'era... forse era o più grande, o più piccola di lui. Ma soprattutto si era reso conto che non le aveva chiesto il suo nome! All'improvviso si era sentito triste.
Il resto della mattinata era passato bene per fortuna, dopo essere stato presentato dalla maestra, aveva parlato un po' con i nuovi compagni di classe e si era trovato meglio di come aveva immaginato. Di sicuro era anche merito di quella bambina, che lo aveva per così dire "sbloccato" prima di entrare in classe. Thomas aveva voglia di rivederla, non vedeva l'ora che arrivasse il secondo giorno di scuola.
Quella sera, era andato a letto speranzoso per la mattina seguente.

Si era svegliato presto, preparato in fretta, consumato la sua colazione e poi con la mamma erano volati a scuola con dieci minuti di anticipo.
Arrivati, aveva salutato la mamma ed era sceso. Si stava dirigendo verso l'entrata, ma la bambina non c'era... si era girato intorno, ma niente. Allora si era andato a sedere sulle scale che portavano all'entrata, aspettando che suonasse la campanella. Era triste, e si sentiva di nuovo solo... ma all'improvviso
ecco una voce. Si era girato... era lei! Si era appena seduta anch'essa sulle scale, e Thomas non aveva perso tempo nel chiederle il nome, scusarsi per non averlo fatto la mattina prima e domandarle un po' di lei. La bambina si chiamava Tiffany, gli aveva detto di non preoccuparsi per non averlo fatto la mattina prima. Aveva sette anni e viveva lì da sempre con la sua famiglia. E le piacevano tanto gli amici.
Avevano avuto più minuti stavolta, infatti si erano conosciuti meglio. Ad entrambi piaceva giocare a nascondino, ma a nessuno dei due piacevano i fagioli. Poi si erano salutati e dati appuntamento all'uscita.
La mattinata nella classe era stata bellissima per Thomas: era felice di quel che era accaduto prima, e questo gli aveva dato coraggio per conoscere più compagni di classe ed iniziare a stringere qualche rapporto.
Finita la scuola, Thomas era uscito fuori e stava cercando lo sguardo li Tiffany... ma non lo trovava. Aveva girato per diversi minuti ma niente. Tiffany non c'era. Poi aveva sentito una mano tenere la sua... ma era la mamma, che preoccupata era scesa dall'auto ed era andata a prenderlo lì.
Una volta a casa, Thomas le aveva pensate tutte, ma era ottimista. Voleva immaginare che non aveva potuto perché era dovuta andare via subito. Così, era andato a dormire con altri buoni propositi.
La mattina seguente Tiffany c'era. Thomas non aveva perso tempo nel chiederle come mai non ci fosse il giorno prima all'uscita, e Tiffany gli aveva detto esattamente quello che aveva immaginato Thomas. Una volta chiarita la situazione, avevano avuto del tempo per giocare insieme, prima dell'entrata in classe.
Quella mattina però, i compagni di classe lo guardavano un po' male... forse si sentivano trascurati? Thomas non voleva trascurarli, e così aveva passato del tempo con tutti loro. Era finito anche quel giorno di scuola, e una volta salutati i suoi amici, era uscito per incontrare Tiffany. Essa era seduta a terra vicino ad un albero ad aspettarlo. Thomas si era avvicinato a lei e l'aveva presa per mano. Voleva portarla da sua madre per farle conoscere. Ma Tiffany aveva detto di no, che si vergognava... Thomas aveva insistito, e alla fine insieme si stavano dirigendo verso la macchina della mamma di Thomas. Era felicissimo, avrebbe voluto che quel momento non fosse mai finito.
Arrivati alla macchina, Thomas aveva presentato alla mamma Tiffany, ma la mamma aveva uno sguardo di sorpresa. Come se qualcosa non andasse. Thomas le aveva chiesto cosa avesse, e la mamma gli aveva detto che... non vedeva nessuno se non lui. Thomas si era girato verso Tiffany, ma... non c'era.
Il bambino aveva gli occhi persi nel vuoto, non capiva. Era scoppiato in un pianto, un pianto lungo e liberatorio. Aveva capito che Tiffany era solo un'amica immaginaria.

Tre mesi dopo, Thomas era in classe. Quello che era accaduto quel giorno l'aveva scosso tanto, ma lo stava superando. Però aveva tanti amici in classe, ed era felice. Anzi, quel giorno sarebbe arrivato un nuovo compagno di classe.
La maestra aveva presentato a tutti Tiffany. A Thomas erano venuti i brividi lungo tutto il corpo. Dalla porta era entrata lei.

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