martedì 22 settembre 2015

Un'intelligenza superiore. [PARTE 2]

Un'intelligenza superiore. [PARTE 1] qui.

Il paesaggio che mi aspettava era simile a quelli che di solito si vedono solo nei film di catastrofi naturali: alberi abbattuti o sradicati, auto ribaltate o bruciate, segnali stradali a terra, case ed edifici scoperchiati e mezzi distrutti... non avrei mai pensato di poter assistere in prima persona alla fine del mondo. 
Lì fuori, solo un paio di mesi prima, c'era un bel parchetto. Esso aveva una fontana al centro che sgorgava acqua ininterrottamente, e si scorgevano sempre bambini che giocavano tra di loro lì intorno. Quel luogo ispirava calma, tranquillità... in quel momento invece, più lo guardavo e più mi angosciavo. Era tutto distrutto... come distrutta era anche la mia famiglia.

Ero a lavoro il giorno in cui misero la città in quarantena. L'obbligo era di restare nel posto esatto nel quale ci si trovava in quel momento. Nella mia fabbrica avevano chiuso immediatamente i cancelli, così ci eravamo tutti rifugiati in mensa. Mia moglie Christine e i miei due ragazzi Michael e Jessie dovevano essere a casa al sicuro... o almeno era quello che pensavo, finché non avevo chiamato Christine. Purtroppo, non si trovavano in casa, bensì al supermarket... lei piangeva, i miei figli piangevano... avrei voluto fare qualcosa per portarli via da lì, per portarli da me, ma non potevo. Così tentavo di tranquillizzarli con le parole, dicendogli che era tutto ok, che tra non molto saremmo potuti tutti tornare a casa nostra, al sicuro. I luoghi comuni come centri commerciali, piazze, negozi, erano i posti più a rischio, perché gli Jumpair colpivano prima di tutto dove avvistavano gente. Ebbene così era stato. Dalla tv sapevamo che stavano scendendo da nord e che si avvicinavano sempre di più alla nostra città. Poi, all'improvviso avevamo udito tanti scoppi uno dopo l'altro, spari, urla. Avevo provato subito dopo a chiamare Christine, ma non c'era stata nessuna risposta dal suo cellulare. Niente più dopo quel "ti amo, a dopo" in lacrime. Il mio cuore piangeva di dolore, ma era tempo di vendicarsi. Dovevo vendicare mia moglie e i miei figli, non importava quale fosse stato il prezzo da pagare.
Ma morivo di fame, quindi per il momento mi ero incamminato in cerca di cibo.

Forse al negozio di alimentari in città era rimasto ancora qualcosa... non ne ero sicuro, ma bisognava controllare. Stavo percorrendo la strada principale, dove
una volta abbondava il traffico. Ora era così statica... scarna.
Ero arrivato. La porta era spalancata, quindi ero subito entrato. 
Nemmeno una bottiglia d'acqua sugli scaffali. Quel negozio era vuoto! Ero stato preso dallo sconforto, dopo quella brutta notizia. Ma non dovevo perdermi d'animo: c'era ancora un negozio. Non avrei mai voluto prenderlo in considerazione, ma in casa avevo consumato tutto ed avevo urgentemente bisogno di cibo.
Mi stavo dirigendo verso nord, dove una volta c'era il grande supermarket nel quale avevo sentito per l'ultima volta mia moglie Christine.

Per la strada avevo visto diversi cadaveri giacenti a terra. Cercavo di non farci caso, ma la sensazione di vomito arrivava ogni volta. Ma preferivo di gran lunga trovare cadaveri davanti a me, che trovarmi uno di quei robot. Non avrebbe esitato ad uccidermi ed a riempire la strada con un altro cadavere fresco di giornata.
Avevo l'insegna del supermarket davanti ai miei piedi, molto probabilmente venuta giù dopo le varie esplosioni. Dell'edificio, restava solo la parte sinistra. Il resto era stato tutto raso al suolo dagli Jumpair, che dietro di loro avevano lasciato anche una scia di cadaveri. Poveri uomini e donne che quel giorno di due mesi fa erano intenti a fare una cosa che, in altre situazioni, sarebbe stata la meno pericolosa di tutte. 
Ero entrato nella parte sinistra facendo attenzione ad evitare tutti quei corpi a terra. Rabbrividivo al solo pensiero di poter trovare quelli della mia famiglia.
La notizia positiva era che almeno lì erano rimasti dei viveri quindi mi sbrigai a mettere in borsa quanti più alimenti possibile, prevalentemente prodotti in scatola, ma anche tutto ciò che poteva durarmi nel tempo. Non potevo di certo consumare tutto in pochi giorni, dovevo razionare.
Stavo per uscire fuori da quel posto, ma poco dopo aver fatto una dozzina di passi, avevo sentito un rumore. Mi ero voltato indietro ma non avevo visto nessuno. Mi ero nascosto dietro ad un mezzo muro per non dare nell'occhio nel caso fosse stato uno Jumpair. Poi un altro rumore. Mi ero sporto per guardare chi fosse... poco dopo era saltato fuori un gatto. Mi ero rallegrato quando l'avevo visto, poteva davvero essere uno di quei robot!
Facevo per andarmene, ma qualcosa mi aveva appena colpito. L'avevo sentito tutto sul collo, era stato netto e freddo. I sensi mi abbandonarono.

Avevo riaperto gli occhi. Ero messo a testa in giù. Mi ero girato alla mia destra per cercare di capire chi fosse la persona che mi stava trasportando in quel modo.
Ma non era una persona. Uno Jumpair mi aveva catturato e mi stava portando chissà dove. Avrei voluto avere la forza di reagire, ma era già un miracolo se non mi aveva ucciso all'istante. 
Poi lo Jumpair si era accorto che avevo riacquisito i sensi, e non perse tempo nello sferrarmi un altro colpo.
Il buio.
Ero svenuto.


Salve, cari lettori! Prima di tutto, vi ringrazio immensamente se siete arrivati a leggere fin qui. Se il racconto vi è piaciuto, fatemelo sapere con un commento! E se vi va, condividete e fate +1. Oppure consigliatela ad amici!
La storia vorrei farla proseguire, concorderete con me che non può finire così :P E lo farò, a patto di riscontrare interesse da parte vostra! Mi basta poco, anche solo poche persone interessate. Per questo il vostro parere è molto importante :)
Detto questo, vi saluto. Alla prossima! 

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