venerdì 18 settembre 2015

Un nuovo inizio.

Era una fredda mattina d'inverno. Gli alberi ormai spogli mostravano il loro legnoso scheletro: sembravano soffrire anch'essi quel pungente gelo che avvolgeva tutto. Le poche foglie giallastre che ancora sopravvivevano, erano sballottate a destra e a manca da un forte vento che già incombeva minaccioso sul paesaggio. Il piccolo lago lì vicino era quasi del tutto ghiacciato, solo grazie al vento riusciva a restare ancora in uno stato semi-solido.
Ethan quella mattina si era svegliato presto, aveva una commissione da sbrigare in città, ma per via del clima proibitivo era rimasto in casa. Era uscito fuori solo per prendere la legna necessaria ad accendere il fuoco, senza si gelava. Mise sul fuoco un bollitore con l'acqua del suo pozzo all'interno. Una volta pronta, aveva versato il contenuto in una tazza con una bustina di te' ai fiori di loto. Era il suo gusto preferito, diceva che quando lo sorseggiava, gli ricordava l'infanzia.
Era seduto in salotto, sulla sua poltrona preferita: pagata con i soldi ricavati dal suo umile lavoro di falegname. Era il suo gioiellino e stava sempre attento a non macchiarla o sporcarla. Essa era messa ad un lato del camino, nel quale scoppiettava la legna bruciata dal fuoco. Era il solo suono, insieme al rumore delle finestre scosse dal vento, in quella casa di campagna.
Prese una vecchia rivista dal tavolino alla sua destra: la aprì e le diede un'occhiata, poi però una foto di una bella donna le ricordò sua moglie... sua moglie, venuta a mancare solo cinque mesi prima. E quella donna le somigliava così tanto... o forse, era solo la sua mente che ormai associava al viso di ogni donna che vedeva, quello della sua defunta moglie. Aveva lasciato un vuoto incolmabile nel suo cuore, la sua vita non era più la stessa dopo quel triste giorno di Agosto. Da quel giorno, lasciò la città per trasferirsi definitivamente nella loro casa di campagna, ormai appartenente solo a lui. Sperava che cambiando luogo il dolore sarebbe potuto essere inferiore, ma si sbagliava.
Quando una persona ce l'hai nel cuore, non basta un cambiamento fisico per scacciare il brutto pensiero della sua morte. Bisogna metabolizzare con il tempo. Il tempo è la chiave di tutto.
Buttò la rivista di nuovo sul tavolino dal quale l'aveva presa e sorseggiò un po' del suo te'... gli tornò in mente quando era un bambino, quando giocava con i suoi fratelli e si divertiva, eccome se si divertiva... di tanto in tanto suo fratello minore si faceva sentire per telefono, una chiacchierata veloce per sapere come stava e fine. Forse avrebbe voluto un confronto più duraturo, ma era troppo orgoglioso per dirglielo.
Ma proprio mentre Ethan era immerso nei suoi pensieri, qualcosa rapì la sua
attenzione. Guardando fuori dalla finestra, notò una figura in lontananza, il che era strano dato che lui lì era praticamente solo, in mezzo al nulla. Fece per alzarsi dalla poltrona, ma udì un rumore. Stavolta, però, proveniente dalla sua casa. Dal piano di sopra. Diede ancora uno sguardo fuori in cerca della figura vista poco prima, ma non ce n'era più nessuna traccia. Incominciava a preoccuparsi e quindi, posata la tazza sul tavolino, si diresse verso il suo fucile da caccia con ripetizione a pompa, che teneva in casa per eventuali animali di grossa stazza che si fossero avvicinati minacciosamente alla sua abitazione.
Con cautela salì le scale che portavano al piano di sopra. Arrivato, però, non vi trovò nulla. Girò stanza per stanza, controllò tutte le finestre ma nulla, nulla di nulla.
Poi una botta al piano inferiore lo fece tremare. Corse giù per le scale. Ritornò in salotto, e vide la sua cara poltrona che stava prendendo fuoco. Qualcuno o qualcosa era stato lì qualche secondo prima ed aveva spinto il suo gioiellino nel camino! Qualsiasi cosa fosse, doveva avercela con lui e doveva conoscerlo molto bene. Ma chi? I suoi rapporti sociali erano pari a zero.
Una volta tolta la poltrona dal camino, Ethan aveva provato a pulirla o quantomeno a recuperare il recuperabile... si disse che con un po' d'impegno, sarebbe riuscito a rimetterla in sesto.

Erano diverse ore che Ethan guardava costantemente all'esterno, dopo l'accaduto di quella mattina aveva un senso di paura mista a rabbia dentro. Non riusciva a capacitarsi di quel che era successo.
In quel momento era in cucina, intento a mettere a posto le poche cose che utilizzava per il pranzo, dopo averle giustamente pulite. Nell'aria persisteva quell'odore di bruciato... la sua povera poltrona. Si girò per guardarla, ma sussultò di terrore. Una donna era seduta proprio lì, messa di fianco al camino, che fissava perennemente.Quella donna... era sua moglie! Stava per urlare il suo nome, Joey. Avrebbe voluto farlo, ma non ne ebbe il tempo: Il corpo di quella donna, che indossava una veste celeste come fosse una fata, si alzò a mezz'aria e volò velocemente contro Ethan, poi svanì dietro di lui. Ma Joey, prima di svanire per sempre, gli sussurrò qualcosa all'orecchio: "Amore mio... non piangere per me! Io adesso sto bene. Ma voglio che anche tu stia tranquillo. Non adoperare il tuo amore per degli oggetti: mi rattrista enormemente vedertelo fare. Fallo per le persone a te più care! Ama tuo fratello! Basta tenerti tutto dentro. Libera le tue emozioni, sfogati! Ti amo... addio..."
Mentre ascoltava la mistica frase da parte di sua moglie, Ethan per la prima volta dopo 5 mesì riuscì a fare una cosa che fino ad allora non era riuscito a fare: una lacrima scese giù per la sua guancia... stava piangendo. "Ti amo anch'io, amore mio... lo farò..." riuscì a sussurrare con un filo di voce.

Da quel freddo giorno d'inverno, Ethan era un uomo cambiato, migliorato: dopo due settimane si trasferì dal fratello, che lo accolse con tanta gioia, in onore dei bei vecchi tempi. Buttò via la sua amata poltrona e si dedicò a coltivare nuove amicizie. Il pensiero di Joey non lo rattristava più se non per una piccola parte: la ricordava ogni giorno con amore per i tempi che erano stati. Vendette la sua casa in campagna e con i soldi ricavati avviò una sua impresa di falegnameria. Il giorno dell'inaugurazione, brindò con il fratello ad un nuovo inizio, con una tazza di te' ai fiori di loto.
Ethan non era più tormentato.
Ethan, adesso, è felice.

2 commenti:

  1. Complimenti vivissimi! Forse per l'atmosfera, che creo anche io in molti miei brani, forse per la scelta di collocare la vicenda nel passato (fatta eccezione per l'ultima frase che sta da Dio), questo racconto mi è piaciuto davvero, di più dello scorso :)
    Sei bravo, scrivi bene e hai qualcosa da raccontare. E lo fai alla grande! Mi aspetto grandi cose.
    -Dà

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  2. Grazie di cuore Dà! Sono felice che tu abbia apprezzato quest'ultimo racconto, anche perché ci ho messo mezza giornata :P di sicuro darò il meglio di me stesso :)

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