lunedì 19 ottobre 2015

Amare troppo, amare mai.

C'era una volta un ragazzo il quale aveva un dono speciale. Si chiamava Stewart ed era costantemente innamorato di qualche ragazza. Riguardo a questo dono, però, non capiva ancora se fosse un dono positivo o negativo. Essere innamorati era sì una bella emozione, ma esserlo sempre poteva fargli del male. Non tutte le ragazze erano sincere, buone o gentili, e questo lo aveva capito sin da subito, il povero Stewart. Infatti, nonostante fosse ancora molto giovane, il suo cuore era già andato in frantumi diverse volte, per poi essere ricucito dalla sua forza di volontà nell'andare avanti. Sì perché Stewart era un ragazzo davvero unico nel suo genere, riusciva a vedere il lato positivo in ogni situazione... ma anche se non lo esternava, in fondo lui era un ragazzo molto triste, si sentiva solo e voleva solo la sua felicità e quella degli altri. Era come se avesse due facce, una che mostrava e una che teneva protetta dentro di sé, e questa cosa non faceva che peggiorare la sua situazione. Questo soprattutto nell'ultimo periodo, in cui il suo lato negativo era espresso alla massima potenza. Se fosse stato sempre sincero con se stesso e con quello che desiderava, forse si sarebbe sentito meglio. A volte avrebbe voluto essere un ragazzo con sentimenti normali, come tutti, ma invece lui era così , speciale, e doveva solo imparare a convivere con l'amore.

Stewart abitava in una grande città, e quella mattina si stava dirigendo al bar vicino casa per fare colazione. Era un periodo nel quale era andato in fissa per una ragazza di periferia, Wendy. E ci stava male, non tanto per il sentimento univoco, ma perché lui avrebbe tanto voluto non essere così. Non era una bella cosa innamorarsi di ogni ragazza interessante che conosceva, avrebbe voluto innamorarsi una sola volta nella vita della ragazza giusta. E invece si ritrovava a sperare per ogni fanciulla che mostrava una buona personalità. E quello era il periodo di Wendy, la quale amava i libri, leggeva tutto il giorno. E la fotografia, scattava frammenti di mondo davvero unici. Forse qualsiasi ragazzo con un po' di buongusto si sarebbe infatuato di lei, ma per lui era tutto diverso, lui anche se non voleva, doveva. Era come se fosse un obbligo innamorarsi, ormai lo odiava.
Era appena entrato nel bar, poi si era seduto di fronte al bancone ed aveva ordinato un caffè macchiato. Mentre attendeva la sua ordinazione, ecco che entrava dalla porta del bar una bella ragazza. Era vero che Stewart si innamorava di ogni ragazza interessante, ma 'interessante' non è sinonimo di 'bella'. Infatti, lui non faceva distinzione riguardo l'aspetto fisico, il suo amore cadeva sul carattere. Quindi alla vista di quella ragazza, si era girato nuovamente verso il bancone, in attesa del caffè.
Stewart era un bel ragazzo alto e moro, un bel fisico e occhi color cielo. Attraente di sicuro, il che nuoceva al suo volere primario di non innamorarsi, dato che erano le ragazze a cercare lui. E infatti la signorina appena entrata, sedutasi di fianco a lui, lo aveva salutato chiedendogli
come si chiamasse.
Lei si chiamava Tiffany, e fatte le presentazioni essa gli aveva chiesto un po' di lui, cosa facesse, i suoi hobby... lui le disse che era uno studente, frequentava l'università e che il suo hobby era il tennis, i film, la lettura ed il collezionismo. Stewart le aveva porto le stesse domande, e lei aveva risposto che anch'essa studiava ad un'università, e che aveva oltre alla passione per i film e per i libri come lui, anche quella per la storia e per la pallavolo.
Sembrava una ragazza simpatica, dolce e carina. Bruttissimo segno per Stewart, che si era già infatuato.
Erano passati altri cinque o dieci minuti, avevano entrambi consumato la colazione ed infine erano usciti insieme dal bar. Lei doveva andare all'università quel giorno, quindi era tempo di salutarsi. Tiffany aveva deciso di lasciargli il suo numero di cellulare, in modo da potersi sentire ancora. Stewart le aveva dato il suo, e così rimandarono una conoscenza più approfondita a più tardi.
Si erano salutati, e Stewart stava tornando a casa. Appena arrivato, si era buttato sul divano e, alla vista di una fotografia, gli era tornata in mente Wendy. Aveva sgranato gli occhi, era successo di nuovo! Ma cosa provava in realtà per Wendy? E per Tiffany? Entrambe le aveva conosciute nell'arco di due settimane. Tutto d'un colpo si era rattristito, quasi piangeva. Non poteva credere di esserci cascato di nuovo. Stava provando a cercare un lato positivo nella sua situazione... ma non c'era. Sì, aveva conosciuto una nuova persona, della quale però si era già innamorato.
Poi un'illuminazione. Tutto era diventato più chiaro, tutto aveva un senso.
Era strano che non ci avesse mai pensato fino ad allora, forse troppo preso dal gestire il tutto. Ma adesso ne era convinto.
Stewart non aveva mai amato. E non si era neppure mai innamorato per davvero. Lui aveva la convinzione sbagliata che qualsiasi ragazza interessante dovesse necessariamente essere oggetto di interesse da parte sua. Ma non doveva essere così! Come aveva fatto a non accorgersene prima? Era una cosa così ovvia... ma l'importante ora era mettere in atto ciò che aveva appena imparato.

Da quel giorno in poi, Stewart iniziò a comportarsi da amico sia con Wendy che con Tiffany. Aveva scoperto che l'amicizia era ben più importante dell'amore, perché, se era una forte amicizia, sarebbe durata per sempre.
Ma la cosa più importante era che poteva ancora innamorarsi per la prima volta, e non ne vedeva l'ora.
Finalmente era guarito da quel suo dono a doppio taglio.

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